A tu per tu con Mattia Casse

A tu per tu con Mattia Casse

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Mattia Casse, classe 1990, debutta in Coppa del Mondo il 29 dicembre 2009 in discesa libera sul tracciato della Stelvio di Bormio.

Nel gennaio 2010 a Megève conquista la medaglia d’oro in discesa e il bronzo in supergigante ai Mondiali Juniores.

L’anno seguente conquista il titolo di campione italiano di supercombinata a La Thuile e ottiene in discesa la prima vittoria in Coppa Europa.

Ai mondiali di Sankt Morotz nel 2017, suo esordio iridato, si classifica 22º nella discesa libera e 19º nel supergigante, mentre a quelli di Åre nel 2019 conquista un 17º nella discesa libera, 8º nel supergigante e 27º nella combinata.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare.

Si tratta quindi di una componente mentale.

Mattia Casse

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave.

#TALENTO

Il talento è l’espressione del gesto tecnico eseguito senza pensare, sono i meccanismi di lettura del momento che partono da dentro senza che nessuno ti abbia mai spiegato niente.

Tutto quello che senti dentro e che è dettato dall’istinto.

Il talento nella carriera sportiva va sempre coltivato e alimentato.

#PASSIONE

La passione che ho per lo sci è nata fin da piccolo, non potevo farne a meno, volevo andare a sciare in qualsiasi momento dell’anno.

Ho sempre voluto fare il discesista e mi è sempre piaciuto il confronto, specialmente con i più grandi.

Mi sono allenato spesso con le categorie superiori a me, credo sia stato di grande insegnamento e aiuto per la mia crescita personale.

#SACRIFICIO

Il sacrificio non esiste perché tutto quello che sto facendo è voluto ed è dettato da una fortissima passione.

Non ho mai pensato di essere diverso dai miei coetanei che facevano un’altra vita, io mi sono sempre immaginato il mio futuro nello sport e nella competizione.

#FALLIMENTO

Il fallimento più grosso e duro è stato lo scorso anno quando non sono andato alle Olimpiadi in Corea: mi sono trovato ad un bivio dove ho scelto di rimboccarmi le maniche come non avevo mai fatto.

Ho ripreso in mano la mia carriera sportiva e ho intrapreso un cammino che spero mi porti a grandi soddisfazioni.

Gli ostacoli servono a crescere, a farti capire i limiti che vanno superati per arrivare ai propri obiettivi.

I fallimenti fanno anche parte del gioco e vanno accettati per quello che sono, senza dar loro troppo peso. E’ per questo che, un buon lavoro mentale aiuta più di un buon allenamento.

#SUCCESSO

Il successo è quando combaciano tutti i tasselli: gli obiettivi preposti, le sensazioni, le prestazioni sportive, gli stati d’animo che ti portano ad essere il migliore “te stesso”, in quel momento.

La sfida più grande è sentirsi sempre al meglio di sé, stare bene e far funzionare le cose al meglio. Quello è il maggior successo da cui poi scaturiscono certamente i risultati sportivi.

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Nello sport ad alto livello siamo tutti forti ma il più delle volte la testa viene sottovalutata, ed è per questo che vanno coltivati sia i pensieri che gli atteggiamenti utili a fare il passo in più rispetto agli avversari.

La testa va allenata, convinta e assecondata in ogni momento!

La testa può far vincere o perdere una gara. Ormai è fondamentale essere al 100% anche col pensiero se si vuole arrivare al top; bisogna fare i conti anche con questo.

Mantenere una testa lucida aiuta nei momenti difficili perché è lì che fa la differenza tra il ritornare sui propri passi o oltrepassare il proprio limite.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche fondamentali per un atleta?
Testa, gambe e voglia di vincere!

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Ho sempre allenato la testa fin dall’età di 16anni, ma probabilmente non lo avevo mai fatto nel modo corretto o lo facevo quando il problema era già scoppiato.

Poi, dopo la non convocazione alle olimpiadi del 2018, ho deciso di costruire molto anche da quel punto di vista e grazie a Lorenzo Marconi (Sport Power Mind) abbiamo seguito un lungo percorso di ricostruzione dei pensieri, degli atteggiamenti e delle convinzioni che prima di allora c’erano, ma erano tutti fuori controllo.

Ora credo di avere raggiunto e consolidato un mio metodo che mi ha reso più forte e competitivo. Ci sentiamo solo all’inizio del percorso e sono fiducioso di quello che verrà dopo perché ho la certezza che solo continuando a lavorare su me stesso, riuscirò a raggiungere il massimo livello.

Quali benefici hai ottenuto?

Sono tanti, in primis la gestione della sconfitta, l’aver imparato a leggere la situazione per poi essere al 100% in quel momento: la costruzione del mio percorso e il mantenerlo saldo nella mia mente, senza che la “debacle” o il non sentirmi abbastanza in forma compromettessero il lavoro di tutto l’anno.

Ho guadagnato molto in scioltezza sugli sci.

Sono riuscito a gestire i momenti di pressione, trasformandoli in benzina per arrivare ai miei risultati.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Quello che posso dire oggi è che lo sport è una giostra, un continuo sali e scendi, ma nel momento in cui scendi e poi risali, sai che lo fai per andare avanti e non voltarti più indietro.

Non si deve mai mollare, bisogna sempre combattere per i propri sogni e avere un piano ben preciso di dove si vuole arrivare e come. Poi il resto viene di conseguenza.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Roberta Melesi

A tu per tu con Roberta Melesi

All rights reserved @robertamelesi

Ciao Roberta,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Sono Roberta Melesi, ho 22 anni e sono di Ballabio, in provincia di Lecco.

Ho messo gli sci all’età di 3 anni ed oggi sono un atleta di sci alpino.

Sciare è sempre stata una delle mie più grandi passioni, è quello che ho sempre sognato di fare ed oggi lo reputo il mio lavoro perché comunque è sugli sci e per lo sci che impiego la maggior parte del mio tempo.

Quest’anno sono molto felice dei risultati che ho ottenuto: il posto fisso in Gigante e in Super G in Coppa del Mondo e un secondo posto nella classifica generale di Coppa Europa, nonostante un infortunio alla spalla a metà stagione che ha portato a uno stop di 20 giorni.

Sicuramente l’ingresso in Coppa del Mondo è un ottimo risultato, anche se lo ritengo un punto di partenza, perché adesso si apre un nuovo capitolo e l’anno prossimo è tutto da dimostrare.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La  nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave.

#TALENTO

Il talento è la capacità innata di fare qualsiasi tipo di attività, che sia lo sport o un lavoro qualsiasi; per me il talento lo si può trovare ovunque.

Il talento puro è una cosa che hai o non hai, ma è importante dire che da solo non basta, va alimentato e affiancato ad allenamento e molto altro se l’obiettivo è quello di raggiungere risultati importanti.

#PASSIONE

La passione è qualcosa che senti dentro e che non è riducibile a un semplice “mi piace”, la passione va oltre ed è un qualcosa che deve essere coltivato nel tempo.

Per me lo sci è una passione da sempre, non riesco ad identificare un momento preciso in cui l’ho capito, sin da subito ho amato lo sci e ho portato avanti questa passione nonostante i sacrifici.

#SACRIFICIO

Sicuramente i sacrifici sono dietro a qualsiasi sport agonistico e personalmente sento di averne fatti molti, anche se ovviamente avevano la finalità di raggiungere quello che volevo davvero.

A 15 anni non uscire con le amiche il sabato sera è un sacrificio, che senza la maturità di oggi, aveva un peso importante. In adolescenza è stata dura e tante volte mi sono chiesta se questa fosse la strada giusta.

Accanto a questo tipo di sacrifici “più banali”, anche se a quell’età non lo erano, posso dire che sacrifici sia fisici che mentali ne ho fatti molti…

Tuttavia credo che il sacrificio sia alla base di tutto, senza di esso non si possano raggiungere risultati importanti, in ogni ambito.

#FALLIMENTO

Ho passato un anno in cui ho fatto molto fatica a livello sciistico.

Sin da piccola sono stata abituata a fare bellissimi risultati e a vincere, non avevo mai provato la sensazione di arrivare dietro o fare risultati mediocri; poi è arrivato l’anno della “batosta” in cui ho fatto fatica ad ottenere risultati e l’ho vissuto come un fallimento di me stessa. Sentivo che avevo da dare, ma non riuscivo a dare nel modo giusto e questo mi faceva stare male.

Ad oggi il fallimento lo vedo in modo differente.

Io sono molto ambiziosa e pretendo sempre molto da me stessa, per cui se un risultato non arriva lo vivo sempre come un piccolo fallimento, ma oggi ho la consapevolezza che sto dando tutta me stessa e quindi se non dovessi centrare gli obiettivi che mi sono posta non lo vedrei più come un fallimento personale, ma come un fallimento su una specifica cosa …. potrei avere da dare molto su qualcosa d’altro.

In ogni caso, pretendendo molto da me stessa, non riesco ad essere pienamente felice se non ottengo quello che voglio al 100% e se tutti i sacrifici non fossero ripagati dai risultati per me sarebbe molto difficile.

#SUCCESSO

Il successo è riuscire a raggiungere i propri obiettivi e non per forza deve coincidere con il successo comunemente inteso.

Il successo per me non è essere famosi o guadagnare molto, ha a che fare solo con i propri obiettivi, piccoli o grandi che siano.

Roberta Melesi Nella Mente dei Campioni

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

100.
Soprattutto dopo l’anno andato male, ho proprio capito che di testa non c’ero e se di testa non ci sei puoi fare a meno di fare tutto il resto, quindi per me conta il 90%.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Tenacia intesa come il non mollare mai.

Equilibrio fisico e mentale.

Consapevolezza.

Se un atleta e consapevole dei propri mezzi riesce a superare le difficoltà, piccole o grandi che siano, in minor tempo rispetto a un altro che non è consapevole dei propri mezzi e conseguentemente si fa destabilizzare di più anche dalle piccole cose.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Si, ho dovuto farlo quando ho capito che era la parte fondamentale

Quali benefici hai ottenuto?

Sicuramente riesco a stare meglio con me stessa e ad essere felice davvero.

Sono riuscita a raggiungere degli obiettivi che senza allenare la mia testa forse non avrei raggiunto.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Innanzitutto di dare sempre il 100% sotto ogni aspetto e non avere mai rimpianti; bisogna cercare di focalizzare cosa può rendere davvero felici nella vita, che sia lo sport o una scuola.

Ciò che conta e andare a letto la sera consapevoli che si sta facendo quello che si ama, e ovviamente non mollare mai per raggiungere i propri obiettivi.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Roberta vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Federica Sosio

A tu per tu con Federica Sosio

All rights reserved @fedesosio

Ciao Federica, ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Ciao, sono Federica Sosio, una ragazza di Bormio con la passione per lo sci. Passione che mi ha portata a vincere alcuni Campionati Italiani Giovani, i Mondiali Junior nel 2015, e un decimo posto nella combinata di Coppa del Mondo.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare.

Si tratta quindi di una componente mentale.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave.

#TALENTO

Il talento secondo me non è una persona, ma è una dote.

Ad esempio mi viene in mente nello sci alpino, un talento può essere la scorrevolezza; la scorrevolezza non la impari, o ce l’hai o non ce l’hai, però puoi arrivare a trovare dei compressi che ti portano ad essere molto scorrevole anche se magari di base la scorrevolezza ti manca.

Penso che il talento ci sia in ognuno di noi e si esprima in modo differente in ciascuno; sta a noi trovare il proprio talento personale, per me può essere appunto la scorrevolezza, per un altro può essere lo sci di taglio, per un altro ancora la centralità in curva.

Ognuno deve partire dal proprio talento per costruire la sciata che lo porterà più avanti e quella si costruisce solo abbassando la testa e lavorando.

Fino a quando si è piccoli, lo sci va visto e vissuto esclusivamente come un gioco, ma andando avanti col tempo, se si capisce che lo sci è ciò che piace fare, che fa stare bene e che diverte allora bisogna davvero abbassare la testa; non dico fare sacrifici, perché se ciò che fai corrisponde a ciò che ti piace niente è un sacrifico, però bisogna lavorare duro e credere in se stessi.

#PASSIONE

La passione è alla base di tutto: se non c’è passione, non c’è divertimento e se non c’è divertimento, non c’è niente.

Io scio perché mi diverto e mi diverto, perché ho passione nel fare ciò che faccio.

Io mi diverto a scendere nel tracciato, così come mi diverto dal traguardo alla seggiovia e dall’arrivo della seggiovia alla partenza della gara. Per me è un divertimento a 360 gradi e quindi una passione a 360 gradi.

#SACRIFICIO

Mi capita spesso di incontrare persone che mi dicono: “quanti sacrifici …”.

Sinceramente io non ho mai vissuto la mia vita come un sacrificio, la mia vita è un dono e io mi ritengo fortunata nel poter fare quello che sto facendo.

Nonostante gli infortuni, io ancora mi ritengo fortunata perché posso fare della mia passione e del mio divertimento il mio lavoro.

Io penso che sacrificio non sia sacrificare dieci ore di sonno perché ti devi alzare alle 6 della mattina per andare a sciare, così come il sacrificio per me non è rinunciare ad uscire la sera con le amiche perché il giorno dopo devo andare a sciare. I sacrifici nella vita sono altri.

#FALLIMENTO

La parola fallimento per me non esiste in sé.

Il fallimento non è l’errore, perché se uno ci ha provato non si può parlare di fallimento; semplicemente in quella gara, in quella situazione non doveva andare in quel modo, ma non lo vedo come un fallimento.

Fatto un errore, bisogna valutarlo, studiarne le cause e capire perché la gara e andata così.

I telegiornali a volte abusano della parola fallimento e così capita che si sentono frasi come “quell’atleta ha fallito” piuttosto che “ha deluso le aspettative”; può essere vero che le cose non sono andate come ci si aspettava, ma dobbiamo sempre ricordarci che per arrivare lì c’è dietro un lavoro che forse nemmeno si può immaginare, e quindi dire a un atleta hai fallito è la peggior cosa che si possa dire.

Cosa diversa è parlare di errori. L’errore è insegnamento.

Tutti fanno errori, anche i migliori, bisogna solo essere capaci di imparare da questi; se l’errore si ripete ed è una costante bisogna studiarlo e capire da dove arriva, se capita una volta in una gara bisogna abbassare la testa nella gara successiva e non farlo più.

Nella discesa di Garmisch, hai subito un infortunio importante: tibia, perone, crociato e menisco. Come lo stai vivendo?

Beh, non è la prima volta che subisco un infortunio, per cui quando sono caduta già sapevo cosa mi sarebbe aspettato, anche se è un infortunio diverso e sicuramente più grave rispetto ai due precedenti. Lo sto vivendo bene.

Secondo me l’infortunio è semplicemente una strada diversa, è come un errore.

Io sto studiando il mio errore, lo sto lavorando e il mio corpo lo sta aggiustando questo errore e io con lui.

L’infortunio da una parte è una cosa brutta, dall’altra è una cosa molto positiva, perché ti porta a una maggiore consapevolezza di te, del tuo corpo, delle tue capacità e soprattutto della tua testa ovvero ti aiuta a comprendere a fondo quello che hai e quello che vuoi.

L’infortunio bisogna viverlo come un gradino più alto rispetto agli altri che devi affrontare nella tua carriera agonistica. Il vantaggio è che è un gradino che non tutti fanno, e quindi ti porterai come esperienza più avanti.

#SUCCESSO

Il successo è semplicemente emozioni.

Nel momento in cui fai una bella gara, vinci o fai il miglior risultato della tua vita, che può essere anche un 20esimo posto, per te quel giorno hai avuto successo, magari non agli occhi degli altri, ma ai tuoi occhi e questa è la cosa più soddisfacente che c’è, perché tu solo sai quello che hai fatto per arrivare li, e quindi tu solo sai quanto vale quel risultato, che sia un primo o un ventesimo posto.

Il successo deve essere tuo e basta.

Federica Sosio intervista

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Conta 10.

Fino a un certo punto ci sono anche altri fattori che fanno testo, ma arrivati a un certo livello si è tutti uguali, ed è la testa a fare la differenza. Contano la fiducia che si ha in se stessi e la fiducia che si ha nel gesto tecnico.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

La sicurezza in se stessi e, una cosa che si dimentica spesso perché sì e troppo dentro l’ambiente competitivo, ovvero il divertimento: se tu ti diverti allora hai fiducia in te stesso; se hai fiducia in te stesso e ti diverti allora vai forte.

Questi due sono i fondamentali. La terza è secondo me l’apertura al cambiamento, se vuoi essere vincente devi anche essere pronto a metterti in discussione, capire il tuo errore e cambiare qualcosa in te stesso.

Se credi di non sbagliare niente e di essere perfetto, allora non cambierai mai e non migliorerai mai: persino Lindsey Vonn quando vinceva tutte le gare di discesa, guardava il suo video, per cui se lo faceva lei non c’è ragione per cui non dovremmo farlo noi.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Il lavoro maggiore che ho fatto io in questi anni è stato quello di trovare all’interno dei compagni di squadra, dei veri amici con i quali costruire un confronto profondo, che mi ha aiutata a stare su nei momenti difficili.

Accanto a questo ho lavorato anche più intimamente su altri aspetti.

Se si, quali benefici hai ottenuto?

Consapevolezza e calma, anche quando ho dei momenti no riesco a dirmi “fermati un secondo” e a vivere la situazione in modo più consapevole e tranquillo.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Divertirsi, tutta la vita divertirsi, perché è un gioco e deve essere un gioco. Lo sci è uno sport estremo: c’è il fattore adrenalina, c’è il fattore agitazione, ma il fattore divertimento deve sempre essere maggiore di tutti.

In questo Paris è la dimostrazione, in tutte le interviste alla domanda “come e andata?” lui risponde sempre “mi sono divertito”; quando ti diverti va tutto bene, anche se sei arrivato 20esimo, ma ti sei divertito sarà una bella esperienza che porterai sempre con te.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.