A tu per tu con Raffaella Brutto

A tu per tu con Raffaella Brutto

Ciao Raffella,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nello snowboard?

Ho partecipato alle ultime 3 olimpiadi invernali. Alle ultime sono arrivata ottava.
3 volte 6a ai mondiali.
8 podi in coppa del mondo.
6 titoli italiani.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave interpretate da Raffaella Brutto.

#TALENTO

Il talento per me sono quelle doti innate che ti permettono di fare determinati movimenti con semplicità e senza allenamento.

Purtroppo ho conosciuto atleti con grande talento che però non sono riusciti a sfruttarlo perché gli mancavano tante altri doti, come ad esempio la voglia di allenarsi e la costanza.

#PASSIONE

Sono sempre stata una gran appassionata di sport.

Mia mamma mi ha cresciuto a pane e olimpiadi. Sono nata un mese prima le Olimpiadi di Calgary 88.

Sono cresciuta con il mito di Alberto Tomba. Io sono di origine genovese e con la mia famiglia ogni weekend salivamo in montagna a La Thuile per passare 2 giorni sulla neve.. poi da lì le cose si sono evolute!

#SACRIFICIO

So nella mia vita di aver sacrificato tante cose per lo sport.

Soprattutto da adolescente mi ricordo che le mie amiche dopo scuola andavano a fare shopping, mentre io andavo ad allenarmi, ma a parte quella piccola fase, in cui ho sempre avuto i miei genitori che mi spronavano da dietro, per me non è stato un sacrificio.

Quello che faccio mi piace e faccio tutto con così tanta passione, che il sacrificio non lo percepisco.

#FALLIMENTO

Ostacoli ce ne sono sempre, bisogna saperli sfruttare e trasformarli in opportunità per migliorarsi.

Gli infortuni sono pesanti, soprattutto se accadono durante una stagione agonistica, ma riesco sempre a trovare il lato positivo di ogni cosa.

#SUCCESSO

Essere chi vuoi essere. Dare il massimo per raggiungere i tuoi obiettivi.

Questo per me è il successo.

Raffaella Brutto

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Conta tantissimo. E per tantissimi differenti aspetti.

Bisogna essere concentrati da inizio a fine, attenti ai movimenti degli altri e sempre pronto a cambiare direzione per evitare contatti.

Mi è successo in passato di aver paura di affrontare alcuni punti della pista, come ad esempio dei salti.

Non mi sentivo in grado, pensavo che il mio livello fosse troppo scarso rispetto alle richieste della pista.

Un buon lavoro mentale mi ha aiutata a superare queste difficoltà.

Oppure, dopo le correzioni video faccio sempre delle visualizzazioni per correggere subito i miei errori.

O semplicemente se parti pensando che gli altri sono più forti.. allora avrai ragione!

Quali sono secondo te le tre caratteristiche fondamentali per un atleta?

… testa, fisico, tecnica.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Si, come dicevo prima. Quello che più mi aiuta sono la respirazione, la visualizzazione e leggere libri.

Quello che mi ha dato davvero “la svolta” mentale è stato il libro “PNL è libertà”, e una frase del libro “Impara a Vincere” che cita “per vincere le grandi sfide devi essere disposto a perderle”.

E nel mio ambito la trovo piuttosto veritiera. Ringrazio la mia Mental Coach Beatrice Raso per avermi aiutata in questo percorso!

Quali benefici hai ottenuto?

Tanta consapevolezza, meno agitazione, più concentrazione. Tanta serenità.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo  sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Credeteci, allenatevi e non arrendetevi.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Raffaella vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Elisa Confortola

A tu per tu con Elisa Confortola

All rights reserved @eli_confortola

Ciao Elisa,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Sono Elisa Confortola, ho 17 anni e faccio short track.

Ho iniziato a pattinare fin da quando ero piccola, ma contemporaneamente praticavo anche altri sport come sci alpino, pallavolo e nuoto; solo all’età di 12 anni ho iniziato a dedicarmi completamente al pattinaggio.

Se devo nominare il miglior risultato eseguito nella mia breve carriera, sicuramente è la medaglia d’oro vinta nei 1500m a Sarajevo agli EYOF (European Youth Olympic Games – Giochi Olimpici Europei Giovanili).

Altri risultati importanti sono un argento negli Italiani di categoria, un bronzo agli Europei di categoria in Germania e un bronzo in staffetta ai Mondiali Junior in Canada.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave interpretata da Elisa Confortola.

#TALENTO

Il talento è una cosa innata, un fattore che solo poche persone hanno.

Quella cosa che, a parità di forza, fa spiccare colui che lo possiede.

Il talento però va allenamento assiduamente, da solo non porta da nessuna parte.

Personalmente penso di avere dal talento nello sport che pratico, ma la costanza e la voglia di migliorarsi sono una parte fondamentale per lo sviluppo di questa forza innata.

#PASSIONE

La mia passione è iniziata da bambina, all’età di 6 anni.

All’inizio il pattinaggio per me era più come una sorta di gioco, un ritrovo con i miei amici e uno svago.

Andando avanti negli anni però è diventato sempre più una parte essenziale della mia routine e della mia vita in generale.

Per fortuna i miei compagni di squadra e amici hanno contribuito a fare diventare questa mia passione sempre più importante.

#SACRIFICIO

Per me il sacrificio è una componente essenziale nella vita di ogni giovane atleta.

Il sacrificio si può riconoscere in tante piccole azioni come il mangiare bene, la voglia di migliorarsi ecc.

Senza sacrificio non si può pretendere di arrivare in alto.

#FALLIMENTO

L’ostacolo più grande che ho affrontato nella mia carriera è stata l’assenza della testa, l’assenza dell’autostima giusta per credere in me stessa e nelle mie potenzialità.

Mi sono trovata a dover affrontare gare entrando in pista pensando già di non potercela fare.

#SUCCESSO

Per la maggior parte delle persone è sinonimo di vittoria ma non è sempre così.

Successo significa aver dato il meglio di se stessi, uscire dalla pista e poter dire: “Sono sfinita ma so di aver dato tutto quello che avevo, ma sono soddisfatta!”

Il successo può corrispondere allora alla vittoria ma prima di tutto è essere orgogliosi della propria prestazione.

Elisa Confortola All rights reserved @eli_confortola

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Nel mio sport la testa è fondamentale e penso che su una scala da 1 a 10 conti 15!!

In uno sport ricco di variabili ed incertezze come lo short track essere lucidi, non farsi prendere dal panico e sapere sfruttare il momento giusto è il segreto della prestazione vincente.

Importanti sono anche i pensieri e gli atteggiamenti che si hanno durante tutta la gara, basta un pensiero negativo e la gara è finita. Andata.

È importante, quindi, avere accanto una persona che sappia insegnare e aiutare a gestire certi comportamenti e atteggiamenti sbagliati e negativi che peggiorano le performance.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Secondo me le caratteristiche fondamentali per un atleta nel campo psicologico sono la concentrazione, la grinta e il non mollare mai.

Esila Confortola - All rights reserved @eli_confortola

Elisa Confortola – All rights reserved @eli_confortola

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Si ho allenato la testa per cercare di migliorare le mie prestazioni sportive, ma soprattutto per superare un momento di crisi. Il percorso che ho intrapreso è iniziato solo in un momento difficile a fine stagione ed è durato poco tempo.

Quali benefici hai ottenuto?

Per la sua breve durata però posso dire di aver appreso poche, ma utili tecniche per calmarmi e alcuni allenamenti per aumentare la concentrazione.

Questo percorso mi è stato utile per la vita di tutti i giorni e non sono per lo sport.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Un consiglio che posso dare a tutti gli sportivi è: “Non mollate mai, davvero! Sarà difficile, sembrerà impossibile fa parte della nostra crescita fisica e psicologica”. Se ti piace praticare quello sport continua a farlo, non arrenderti. Pensa a tutti i momenti felice e ai tuoi risultati, focalizzati su quello e non mollare davanti a una difficoltà.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Elisa vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Francesca Corso

A tu per tu con Francesca Corso

All rights reserved @francesca15c

Ciao Francesca,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Ciao, sono Francesca Corso e pratico pugilato da 12 anni. Ad oggi ho disputato 57 match e il mio score è in attivo con 25 vittorie, 9 pareggi e 23 sconfitte.

Il mio percorso è iniziato molto in salita, è stata dura riuscire ad ottenere la prima vittoria. Portare a casa il risultato era diventata una sfida per me e non ho mollato finché non l’ho ottenuto.

Nel tempo ho raggiunto diversi traguardi e ancora la mia carriera non la ritengo finita nonostante l’età non sia più così tenera!

Ho vinto nel 2011 il torneo nazionale dove non ero assolutamente la favorita, le Cinture Lombarde, il Torneo delle Amazzoni e altri tornei minori.

Ho avuto l’onore di partecipare alla “Notte dei campioni” per 11 anni di seguito e tutto ciò mi ha dato davvero molta soddisfazione.

Faceva parte dei miei sogni credere di poter arrivare nella squadra nazionale.

Non ho mai avuto un talento naturale ma sempre tanto cuore e costanza.

Poi si cresce e la vita ti mette di fronte alla realtà, alle tue capacità e ad una strada da intraprendere.

Il mio titolo di studio in ingegneria e poi la scelta di lavorare in azienda come responsabile di produzione non mi ha permesso di condurre una vita dedicata esclusivamente allo sport.

Circostanze che mi hanno portata alla consapevolizzare che il pugilato non avrebbe rappresentato il mio unico scopo nella vita, ma che sicuramente avrebbe avuto un ruolo fondamentale.

E’ davvero troppo grande la mia passione per la boxe: mi carica, mi sfoga, mi allena, mi emoziona, è uno sport che ritengo completissimo sia a livello di allenamento, di testa che a livello di rapporti con le persone.

In particolare, il rapporto con il mio maestro è il più importante, per me è diventato un po’ come un secondo papà. Io mi fido ciecamente di lui, so che se mi porta a fare un match e perché ne ho tutte le capacità per affrontarlo.

Non ho mai avuto paura di nessuna sua scelta.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave interpretate da Francesca Corso.

#TALENTO

Il talento è l’insieme delle attitudini che una persona ha e che in un dato sport lo porta ad avere successo.

Secondo me però il talento non si può scindere da quello che chiamo cuore, ci sono infatti atleti di talento che non ottengono risultati.

Ciò che fa raggiungere il successo e il binomio talento e cuore.

#PASSIONE

La passione è quella forza che ti porta ogni giorno, in qualunque condizione a prendere la macchina e farti 60 km per andare in palestra ad allenarti con l’obiettivo di avere tutti i mezzi per poter vincere una volta sul ring.

La mia passione è nata per scherzo, doveva uscire l’ultimo film di Rocky, non ne avevo mai visto nemmeno uno e così mi sono fatta una full immersion per rivedere tutti i precedenti e mi è nata una voglia pazzesca di provare a fare pugilato.

Ad attrarmi è stato soprattutto il fatto che si tratta di uno sport a 360 gradi, perché il pugilato non è solo braccia come molti sono portati a pensare, ma è dinamicità, è gambe, è colpo d’occhio, è testa, è tante cose assieme…

Proprio per questo ogni allenamento non e mai uguale ad un altro e non ci si annoia mai.

Ho iniziato così, quasi per gioco, anche perché in quel periodo mi ero appena fatta male e stavo facendo riabilitazione in palestra, iniziando proprio da fit boxe.

L’istruttore, che era un pugile, si era accorto che più che stare a tempo, io miravo a tirar forte e cosi è iniziato tutto…

Mi sono iscritta a una squadra a Lecco, che però non era in federazione, e così poi mi sono spostata a Seregno dove mi sono tesserata e ho potuto iniziare a gareggiare.

#SACRIFICIO

Il pugilato, più di altri sport, comporta diversi sacrifici: il primo è quello di dover rientrare in categorie di peso, il primo round è con la bilancia, ciò significa dieta e attenzione ad una corretta alimentazione, stile di vita non sregolato dove spesso significa dire di no a cene e serate con gli amici.

Sacrifici che la passione e il cuore ti aiutano a superare.

Sono 12 anni che vado in palestra tutte le sere e ancora oggi dopo il lavoro non vedo l’ora di allenarmi.

Sacrificio è anche arrivare alla fine del round senza mai mollare; quando stai prendendo tanti colpi, ti manca il respiro e sei consapevole che stai perdendo è più facile arrendersi e gettare la spugna, ma io non accetterò mai di avere un ko sul mio libretto, ho sempre stretto i denti per questo; ad esempio quest’anno ai campionati italiani ho combattuto e perso contro la testa di serie, un’avversaria molto forte con esperienza europea.

E’ stata dura arrivare fino alla fine della terza ripresa, ma la soddisfazione di aver tenuto duro è stata impagabile, per non parlare dell’orgoglio negli occhi del maestro.

#FALLIMENTO

Per me il fallimento è non gestire il match nel modo corretto nonostante mi sia allenata al 100% e preparata tecnicamente.

A volte quando mi parte la foga, la voglia di vincere, “mi si offusca il cervello” e non riesco più a condurre il match con intelligenza, non ascolto il maestro che saprebbe benissimo darmi tutte le indicazioni perfette per vincere il match.

Per me perdere un match è un fallimento quando ho tutte le capacità per vincerlo e ancor di più quando addirittura permetto all’avversario di diventare più forte di quello che è.

Accetto di perdere un match quando la mia avversaria è tecnicamente e fisicamente più forte di me e io ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità, ma non lo accetto se lo perdo io perché non faccio quello che devo fare o perché di testa non sono convinta di vincere.

Il fallimento è buttar via un lavoro fatto con cura, sprecare il mio tempo e soprattutto quello del maestro.

#SUCCESSO

Il successo è vincere con la soddisfazione del maestro.

Vincere e vedere il maestro che non è contento del tuo match per me rappresenta una vittoria a metà, che mi fa andare a casa con un l’amaro in bocca.

Francesca Corso nella mente dei Campioni

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Nel pugilato la testa conta al 70%. Se sali sul ring non convinto di vincere, hai già perso.

Purtroppo ovviamente non funziona così viceversa.

Uno può avere tutta la tecnica del mondo, ma sul ring entrano in gioco tante componenti tra cui anche la paura; io non ho mai avuto paura di prendere un pugno in faccia, sono una che tende ad attaccare, ma è ovvio che se inizi a incassare uno, due, tre pugni sul naso, l’atteggiamento e la gestione del match cambia, il mix di paura e dolore ti può portare a reagire di foga e non con la testa.

L’avversario va sempre studiato e affrontato con la giusta strategia.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

La concentrazione sul match, lucidità e convinzione di poter vincere.

Focus sul match e su nient’altro. Vivere il match per te e non per chi ti viene a vedere.

Lavoro, problemi non devono rientrare nel match.
Non mollare, nemmeno quando senti il sangue in bocca, l’avversario capisce al volo se sei in difficoltà e potrebbe usare quest’arma a sua vantaggio per chiudere il match.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Sicuramente dal primo all’ ultimo match c’è stata una bella evoluzione.

I primi tempi ricordo che l’ansia e l’emozione erano già alti dal giorno prima del match.

Ora riesco maggiormente a controllare questo mix di sensazioni e quando sento che sale l’ansia, pochi minuti prima di salire sul ring, dico a me stessa “Stai tranquilla, sei allenata, stai bene”, tutte frasi che mi ripete anche il maestro prima di oltrepassare le corde.

Il maestro sa esattamente le parole che deve dire a ciascuno di noi, ci conosce meglio delle sue tasche.

E’ in grado di farti sentire un leone appena prima del match!

Ultimamente sto imparando anche qualche tecnica di respirazione che mi sta aiutando tanto a controllare il lato emotivo e la gestione dell’ossigeno durante il periodo del round e la pausa tra un round e l’altro.

Se si, quali benefici hai ottenuto?

Arrivare più tranquilla sul ring è tutta un’altra gestione del match, riesci a vedere in modo lucido il gioco che devi tenere e anche se perdi il primo round, non ti fai prendere dall’ansia, sai che ne hai altri due e puoi riprendere la situazione in mano.

L’atteggiamento è tutto. Inoltre, governare l’agitazione significa anche avere più fiato da gestire, che è assolutamente fondamentale perché quei 3 minuti sono interminabili e quello che hai di riposo vola.

Quando sono finalmente riuscita a dirmi “Franci ragiona, fai le cose con calma” ho iniziato a vincere e poi da li è stata come una droga: più vinci e più vuoi vincere.

Posso dire in sintesi, che controllare la mia testa mi ha aiutata a concludere molte più vittorie.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Il mio consiglio è quello di riuscire a godere di tutte le situazioni/sentimenti che ti può portare questo sport.

Capisco che iniziare in giovane età possa essere dura per i sacrifici di cui ho parlato precedentemente.

Io ho iniziato relativamente tardi perché avevo 23 anni, ma mi rendo conto che in adolescenza, età nota per essere delicata, sia più difficile.

Proprio per questo bisogna prenderlo innanzitutto come un divertimento, poi crescendo ci vuole costanza per portarlo avanti.

Detto in altri termini, ci vogliono perseveranza e cuore.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

 

A tu per tu con Martina Nobis

A tu per tu con Martina Nobis

All rights reserved @martinanobis

Ciao Martina.
ci racconti un po chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Ciao mi chiamo Martina, sono un’atleta di sci alpino che ho iniziato a praticare quando avevo 3 anni e ormai da 4 anni sono nel circuito di coppa Europa di super-gigante e discesa libera.

Ho vinto gare a livello italiano e sono arrivata più volte nelle prime 15 in coppa Europa.

Da 2 anni a questa parte concilio l’attività agonistica con gli studi di Scienze motorie.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La  nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave interpretate da Martina Nobis.

#TALENTO

A mio parere il talento è una capacità innata, una caratteristica genetica trasmessa dai nostri genitori che si manifesta in maniera diversa in ognuno di noi. Il talento però non è nulla senza il lavoro, duro lavoro.

Ciò che distingue un’atleta mediocre da un’atleta professionista, di alto livello, è l’allenamento: tempo, intensità e sacrificio sono le tre parole chiave per iniziare il percorso verso il raggiungimento dei propri obiettivi.

Per quanto riguarda lo sci, il cronometro è il nostro strumento di misura e di giudizio.

Durante i primi anni di categoria, in cui la componente fisica non è così essenziale, un ragazzo più talentoso sarà davanti ad un altro che ha meno sensibilità ed attitudine verso questo sport.

Se però quest’ultimo è maggiormente propenso al sacrificio, a credere in quello che sta facendo e ad allenarsi più degli altri, a distanza di tempo sarà più veloce.

#PASSIONE

Ho iniziato a sciare all’età di 3 anni con mio padre, il quale mi ha trasmesso la grande passione per la montagna e per questo sport.

Abitando a Mantova è stato molto difficile riuscire a conciliare scuola e allenamenti.

Essendo tesserata per lo Sci Club Lecco allenarsi significava affrontare viaggi di 3/4 ore ogni fine settimana accompagnata da mia madre.

Così all’età di 15 anni ho capito che lo sci era la mia vera passione e mi sono trasferita a Bormio per ottimizzare il mio allenamento senza tralasciare lo studio.

#SACRIFICIO

Non intendo Il sacrificio con un’accezione negativa, si tratta di stabilire delle priorità e del dosare l’impegno per il raggiungimento dei propri obiettivi.

Svegliarsi tutte le mattine alle 5, uscire al freddo, allenarsi, passare i pomeriggi in palestra, il poco tempo libero disponibile dedicarlo allo studio e la sera non avere la minima forza per andare a fare un saluto agli amici, forse molti lo riterrebbero sacrificio, io lo ritengo scuola di vita.

Tutto questo non è mai stato un peso, amo quello che faccio e ritengo che mi abbia formata caratterialmente oltre che fisicamente.

Non nego che quando si raggiungono determinati risultati e il duro lavoro viene ripagato il percorso assume un significato e risulta meno pesante.

Anche quando i risultati stentano ad arrivare o lo sport diventa un lavoro bisogna sempre ricordarsi il motivo per cui lo si fa: il divertimento è alla base di tutto.

#FALLIMENTO

Gli ostacoli maggiori a cui ho dovuto far fronte sono stati sicuramente i molti infortuni.

Il primo è stato la rottura scomposta della clavicola cadendo in gara in super gigante, operata 2 giorni dopo, grazie ad una placca sono riuscita a tornare a gareggiare in 9 giorni e a vincere dopo 11.

Durante la mia stagione migliore mi sono dovuta fermare per dolori molti forti alla schiena che mi limitavano in qualsiasi banale attività quotidiana, come alzarmi dal letto alla mattina.

Questi sono solo pochi episodi che sottolineano i rischi in cui un’atleta incorre.

#SUCCESSO

Il successo è indipendente dalla tipologia di risultato che si ottiene, consiste nel raggiungimento dei proprio scopi o obiettivi con il massimo dell’impegno possibile.

Significa guardarsi indietro e non avere rimpianti.

Martina Nobis Nella Mente dei Campioni

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Nel mio sport la testa conta 10 proprio perché le variabili che influenzano la prestazione agonistica sono innumerevoli.

Al carico di pensieri riguardanti la gara o l’allenamento si aggiunge l’insieme di emozioni che qualsiasi atleta di qualunque sport deve affrontare.

Diversi atleti arrivati ad uno stesso livello tecnico la differenza la fanno proprio con la testa.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Spirito di sacrificio/dedizione
Passione
Caparbietà

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Assolutamente si. Ritengo che l’allenamento della componente emotiva e razionale sia fondamentale per il raggiungimento di determinati successi.

Quali benefici hai ottenuto?

Allenare la mente mi è servito per capire che anche i risultati negativi non sono un fallimento ma un incentivo per migliorarsi, per crescere e per avere ancora più grinta per riscattarsi.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo  sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Lo sci è uno sport a lungo termine, quindi non bisogna focalizzarsi troppo sul “qui e ora” ma guardare in prospettiva. Importante è che il divertimento sia alla base di ogni allenamento ed esperienza, sapere che è una esperienza che forma il carattere, fermezza e costanza mentale che  sarà di supporto in qualsiasi esperienza di vita anche dopo aver abbandonato il mondo agonistico.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Martina vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Marco Tagliabue

A tu per tu con Marco Tagliabue

All rights reserved @npolginate

Ciao Marco,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Sono nato da una famiglia di “baskettari”, sia mio padre che mia mamma giocavano bene e anche mia sorella ha vinto diversi scudetti.

Io però ho iniziato giocando a calcio.

Intorno ai 12 anni mio padre mi convinse a provare a giocare a basket e feci un allenamento; mi ricordo che tornai a casa e non ne ero entusiasta, forse perché non avevo trovato la società giusta.

Poi un giorno mi chiamò questo allenatore che era un “papà’ per i ragazzini, mi convinse a riprovare.

Io andai e trovai tanti ragazzini simpatici con cui feci subito amicizia, lui che era molto bravo e mi innamorai del basket.

Da li non ho mai smesso.

Nella mia vita ho girato tante squadre; a 17 anni mi comprò la Monte Paschi di Siena e feci l’ultimo anni di giovanili con loro ed ero anche il terzo italiano in panchina con la serie A, quindi si può dire che iniziai col “botto”.

Seguivo la serie A ovunque, incontrai i giocatori di Serie A e di NBA che mi spiegarono e insegnarono tante cose, in più li seguii anche nell’Eurolega, quindi andai a vedere la Final Four di Tel Aviv nel 2001, quando ancora c’era Recalcati come allenatore, quindi veramente ho vissuto quell’anno il basket in tutto.

Da li è iniziata la mia carriera da sportivo, giocando in serie B, poi in serie A, poi ancora in B … e via cosi per gli ultimi 15 anni.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare.

Si tratta quindi di una componente mentale.

Intanto, sono d’accordo con quanto afferma questa ricercatrice. La grinta intesa come non mollare è fondamentale.

Io avrei potuto mollare il basket ogni anno, perché ogni anno mi é sempre successo qualcosa che mi faceva pensare di voler smettere.

Ho avuto allenatori che mi hanno distrutto psicologicamente fino ad arrivare al punto di odiare il basket, ho avuto situazioni dove non potevo svolgere il mio lavoro perfettamente perché la Società non mi metteva a disposizione il materiale e per questo intendo che non avevo la casa e dormivo per terra senza luce, acqua e cibo, ho avuto procuratori che puntavano a fregarmi il più possibile.

Non sono stato molto fortunato nei miei anni di basket, molti ritengono che fisicamente e talentuosamente, sarei potuto arrivare molto più in alto, ma credo che conti anche la fortuna, intesa come l’occasione giusta al momento giusto.

Nonostante questo mi sono preso tante soddisfazioni e me le sono prese perché non ho mai mollato!

Quello che mi mandava avanti era dire a me stesso “io non mi faccio fermare da tutto questo, non mi faccio fermare da persone alle quali di me non frega niente, io smetterò di giocare a basket, quando sarò io a deciderlo”.

Quando la ricercatrice dice che ci vuole questo per avere successo, ha ragione, perché io ritengo di aver avuto successo, magari avrei potuto fare anche di più, ma poi come ho già detto ci vuole anche fortuna.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave interpretate da Marco Tagliabue.

#TALENTO

Il talento non e solo buttare la palla nel canestro, perché una persona di talento può anche sapere tirare benissimo, ma non se non è capace di muoversi e di giocare con gli altri, il talento non lo vede nessuno.

Avere talento significa anche avere una predisposizione ad usare talento, ovvero essere in grado di stare in un contesto, perché ci sono tanti esempi di giocatori, magari fortissimi, che non sono andati da nessuna parte e di controparte giocatori meno talentuosi che hanno fatto carriera.

#PASSIONE

Se ti piace una cosa è più facile che tu sia capace di farla.

Passione e talento sono per me connesse: io sono bravo a fare una cosa perché ho passione, penso al basket anche mentre vado a casa e mi sto già immaginando cosa potrò fare in partita.

#SACRIFICIO

Sacrificio tanto. A 17 anni sono andato a 500 km da casa mia e non sapevo nemmeno scaldarmi una tazza di latte la mattina e invece dovevo farmi da mangiare, le pulizie e provvedere a me stesso, anche se ovviamente non ero totalmente abbandonato, ma di certo non era come stare in famiglia.

Poi sai, 15 anni senza vedere il Natale, che quando sei piccolo e la cosa più bella del mondo e per me lo e ancora adesso non e facile; tante volte ho passato il giorno di Natale da solo perché avevo gli allenamenti o le partite…

Poi, sacrificio fisico, perché quando ero a Siena facevo 3 allenamenti al giorno andando a scuola un giorno si e no.

Quando tornavo la sera dopo il terzo allenamento dovevo studiare e non era per niente facile.

Sacrificio su qualunque cosa: la ragazza difficile averla, perché viaggi tanto e ogni anno cambi posto … dalla famiglia sei lontano, dagli amici sei lontano …

I compagni di squadra certo puoi avere buoni rapporti, ma c’è comunque sempre della rivalità e poi magari l’anno dopo non li vedi nemmeno più.

#FALLIMENTO

Ci sono delle cose in cui non sono riuscito, ho perso dei campionati, ma non ho mai mollato, quindi non ho avuto fallimenti.

#SUCCESSO

Vincere un campionato è avere successo, ma per quanto mi riguarda avere successo e essere contento di te stesso, di quello che hai fatto, di cosa hai raggiunto.

Io su tante cose sono contento e quindi ho avuto successo.

Uno da fuori potrebbe dire “non sei arrivato in NBA”, “non hai uno stipendio milionario e non guidi una Ferrari”, ma ho quello che mi serve e sono contento.

Sono in pace con me stesso e adesso posso iniziare altri percorsi che mi piacciono e per me quello e il successo: riuscire a fare quello che volevi fare.

Marco Tagliabue Nella Mente dei Campioni

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

La testa conta 10 perché dove non arriva il fisico arriva la testa.

Quali sono secondo te le caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Ci vuole coraggio, passione, il non mollare e la voglia di creare qualcosa con qualcuno, che se fai uno sport di squadra è fondamentale.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Se c’è un problema che ho avuto, da sempre è stato proprio quello di riuscire a controllare la mia testa: da quando ho iniziato a giocare a basket ho sempre avuto problemi di ansia, prima di una partita aver paura di riuscire, di fare le cose giuste, magari sbagliavo un tiro perché avevi paura di prenderlo.

Purtroppo non mi sono mai rivolto a nessuno perché caratterialmente facevo fatica a parlarne con qualcuno. Ho cercato quindi di allenare la mia testa da solo, trasformando quelle paure in sfide.

Se si, quali benefici hai ottenuto?

Ho sempre paura prima delle partite, però quando c’è da fare qualcosa di importante anche se ho paura voglio farlo io, le sfide oggi mi piacciono.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Il mio consiglio è di fare questo sport solo se davvero è ciò che piace fare, se è ciò che diverte e di non farlo per il successo o per inseguire il sogno di una carriera strepitosa perché 1 su 100.000 ce la fa.

Il fattore “piacere” è fondamentale ed è il motivo per cui a 32 anni, malgrado lavoro e studio, vado ancora a giocare e smetterò solo quando il mio fisico non ce la farà più.

Se potete accostante la passione per il basket a qualche altra passione.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


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A tu per tu con Alessandra Visconti

A tu per tu con Alessandra Visconti

All rights reserved Alessandra Visconti

Ciao Alessandra,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?

Ciao! Mi chiamo Alessandra Visconti e sono una giocatrice di basket.

Sono nata in una famiglia di cestisti e non ho potuto far altro che seguire l’esempio dei miei genitori. Ho iniziato a giocare a Torino, la mia città e a 16 anni avevo già vinto uno scudettino e partecipato a diversi campionati europei giovanili, sia con la mia categoria, che con quella più grande della mia.

Così decisi di lasciare Torino per trasferirmi a Milano, dove ero sicura che avrei trovato gli stimoli che, in Piemonte, stavo perdendo. Da lì è iniziata la mia carriera in giro per l’Italia tra squadre di serie A1 e A2.

Ho giocato in quasi tutte le regioni del nord Italia, fino ad arrivare in Umbria ed in Sardegna.

Le soddisfazioni più grandi però, sono arrivate col tempo… nonostante io abbia giocato sempre in squadre ambiziose e di alta classifica, ho dovuto aspettare il 2017, per vincere la mia prima Coppa Italia di serie A2.

Ma le soddisfazioni più grandi me le sono tolte con un’altra versione della pallacanestro, il 3×3.

Sostanzialmente è la versione estiva della pallacanestro classica, una sorta di beachvolley per i giocatori di Basket.

Nel 2014, con la nazionale universitaria ho partecipato al mondiale in Brasile e con le mie 3 compagne abbiamo vinto una medaglia di bronzo che, all’inizio della competizione sembrava davvero irraggiungibile.

Da lì è scoppiato il mio amore per il 3×3 che praticavo in estate, in alternanza alla stagione invernale del basket classico.

Negli anni a seguire ho vinto due scudetti 3×3, ho partecipato ad una qualificazione, un europeo ed un altro mondiale, questa volta in Cina.

La soddisfazione più grande è stata, nell’estate del 2016 raggiungere il primo posto del ranking mondiale 3×3.

Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.

La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.

Iniziamo con qualche parola chiave.

#TALENTO

Per me il talento è la capacità di fare cose senza rendersene conto, cose che nessuno ti ha insegnato e alle quali, a mente fredda, nemmeno tu sapresti dare una spiegazione.

#PASSIONE

La mia passione per la pallacanestro è maturata nel tempo.

Ricordo che quando ero piccola non volevo iniziare a giocare a basket perché dovendo seguire i miei tra allenamenti e partite ero già esausta della palla a spicchi.

Volevo fare tutt’altro, infatti ho iniziato sperimentando molti altri sport… nuoto, ginnastica artistica e atletica leggera, ma alla fine ho capito che il mio posto era in palestra con una palla ed un canestro sopra alla testa.

#SACRIFICIO

Il sacrificio rappresenta ciò a cui si è disposti a rinunciare o ciò che si è disposti a fare in più degli altri, per arrivare ad un obiettivo.

Nella mia carriera ho fatto tanti sacrifici, ma più che “sacrifici” li chiamerei “impegni” che mi sono presa.

Sono una persona che odia lasciare le cose a metà, porto a termine ciò che inizio, anche se questo, a volte, comporta vivere in situazioni che non fanno stare bene e dalle quali vorresti scappare a gambe levate.

Detto questo, sono anche convinta che le persone che siamo sono il risultato delle nostre esperienze, e quindi, belle o brutte che siano, ci fanno crescere e ci fanno diventare persone, se non migliori, sicuramente più complete.

#FALLIMENTO

I fallimenti sono stati tanti! Parlo di risultati non raggiunti, di partite perse e di lacrime versate per il rimpianto di ciò che poteva essere… ma da ogni fallimento, da ogni sconfitta si può imparare qualcosa, magari si faranno 10 volte gli stessi errori e per 10 volte il fallimento sarà lo stesso, ma prima o poi si capisce cosa e dove si sbaglia.

E quanto è bello superare un ostacolo su cui ci si è schiantati più e più volte?

#SUCCESSO

Il successo è quella volta in cui superi l’ostacolo che ti ha buttato giù innumerevoli volte.

Il successo è rialzarsi quando tutti ti davano per spacciata. Il successo è dimostrare a se stessi di potercela fare indipendentemente da tutto e tutti.

Il successo non è solo vincere delle partite o delle medaglie, a volte può semplicemente essere portare a termine quella gara, o quella partita, che essa sia in campo o da qualsiasi altra parte.

alessandra visconti nella mente dei campioni

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

La testa conta 11. Non solamente nello sport, che sia il mio o qualsiasi altro sport. La testa vale 11 nella vita.

Si da ancora troppa poca importanza all’aspetto mentale, sia nello sport, che in tutte le altre situazioni.

Non intendo saper controllare le emozioni o essere concentrati come un robot, siamo delle persone è siamo belle proprio perché ci emozioniamo, io intendo conoscere come il nostro corpo reagisce in determinate situazioni e sapere che sono reazioni normalissime, ciò che cambia è il significato che diamo a quei cambiamenti.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Racchiudo tutto in una: DEDIZIONE.

Per dedizione intendo tutto… impegno, passione, costanza, ambizione, follia, grinta, testardaggine, disponibilità e soprattutto, tanta voglia di far fatica!

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Si, anche se in certe situazioni è stato veramente difficile… più che per migliorare la mia performance la usavo per superare momenti difficili, e di conseguenza migliorava la performance.

Quali benefici hai ottenuto?

Ho usato spesso tecniche di rilassamento per recuperare più velocemente dalla stanchezza fisica o per “alleggerire” l’ansia che mi provocavano determinate partite.

Altre volte ho utilizzato queste tecniche (con anche quelle di visualizzazione e di respirazione), per trasformare stanchezza e negatività, in energia positiva da utilizzare in campo, e devo dire che l’energia era veramente tantissima!

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

L’unico consiglio che mi sento di dare è di credere veramente in quello che si vuole ottenere e mettercela tutta per raggiungere ciò che si sogna.

Questo comporterà della fatica e dei sacrifici, ma per arrivare in alto è indispensabile mettersi in gioco e correre il rischio di poter perdere…

Perché se non si gioca non si potrà nemmeno vincere.

La sconfitta ed il fallimento non sono dei nemici da cui proteggersi, sono esperienze che ci permetteranno di arrivare in alto e, se ci pensate, nessun atleta olimpico ha mai vinto una medaglia senza perdere nemmeno una gara!

Quindi buttatevi e non abbiate paura di inseguire i vostri sogni!

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Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Alessandra vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.