Incontro Roberto Nani, atleta livignasco di sci alpino classe 1988, alla fine della stagione invernale. Tra un’analisi della stagione passata e un pensiero alla vacanza imminente ancora da programmare, Roberto si racconta attraverso alcune parole chiave. A colpirmi è soprattutto la sua determinazione: da ragazzino, senza alcuna pressione esterna, ha ben chiaro dove vuole arrivare, ed ogni ostacolo è solo un’opportunità di miglioramento.  

#TALENTO

Il talento sono delle qualità che una persona può avere. Il presupposto è che tutti hanno un talento, poi c’è chi lo scopre e lo coltiva lavorandoci sopra e chi non riesce a consapevolizzarlo. Personalmente per me è stato tutto abbastanza naturale, sin da piccolo sono sempre stato molto attivo e facevo molti sport, questo mi ha permesso di sviluppare delle caratteristiche fisiche che mi hanno agevolato e che mi hanno aiutato ad affrontare con naturalezza molti movimenti.

Per questo penso che un talento, ad esempio fisico, possono averlo tutti, il farlo diventare una buona base per qualcos’altro dipende dal modo in cui viene coltivato. Detto in atri termini, il talento di base se non coltivato non diviene vero talento, perché accanto a questo servono tanto lavoro e tanta testa. Osservando i ragazzini di diversi sci club ho notato come la base di tutto sia il divertimento. Lo è stato anche per me.

Quando facevo sci club c’era un bel gruppo con il quale facevamo molte attività anche al di fuori dello sci: tennis, calcio, nuoto … questo oltre a creare un bellissimo spirito di gruppo, mi ha permesso senza nemmeno rendermene conto, di sviluppare in un contesto di gioco e divertimento quelle qualità che mi sono poi servite una volta che sono maturato come atleta.

#PASSIONE

La passione è importantissima. C’è chi ha meno passione e comunque riesce a raggiungere i suoi traguardi, ma la vive sicuramente in modo differente rispetto a chi agisce con passione. Se hai una forte passione, sei più felice di fare quello che fai.

Credo che nel lungo termine se hai tanta passione ti pesi meno fare alcune cose; ovvio che quando lo sci diventa un lavoro la componente divertimento comunque non deve mancare, ma è normale che possano esserci dei momenti in cui la motivazione non sia sempre al massimo, ecco, se hai passione questi momenti sono più facili da superare.

#SACRIFICIO

Sacrifici ci sono sempre per chiunque vuole raggiungere i propri obiettivi.

I sacrifici sono alla base delle nostre scelte, vale per tutti gli sport e per tutti i lavori. Osservando i ragazzini mi sto rendendo conto che ce ne sono alcuni che hanno le idee chiare su dove vogliono arrivare, sono molto motivati e non hanno paura dei sacrifici. Per me è stato lo stesso.

Io arrivo da una famiglia che non ha nulla a che vedere con il mondo dello sci, mia mamma fa la commessa, mio papa il cameriere; io da piccolino giocavo a calcio e sciavo ed in entrambi gli sport avevo soddisfazioni, ma a 11/12 anni ho capito che la mia motivazione nel praticare uno sport era quella di raggiungere un sogno. Non mi bastava sciare, io volevo gareggiare come Hermann Maier, il mio idolo da bambino.

E così tra il calcio e lo sci ho scelto quest’ultimo ed è stata una mia scelta personale. Credo che questo sia importante dirlo perché quello che volevo davvero l’ho deciso io e per questo da quel momento ogni sacrificio è stato finalizzato ad un obiettivo che era solo mio, ed era ben chiaro nella mia testa.

#FALLIMENTO

Il fallimento è un passaggio che va vissuto. Personalmente lo vivo come un’esperienza che aiuta a crescere, non ne vedo il lato negativo; è un qualcosa che deve esserci per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. È un passaggio finalizzato al miglioramento.

#SUCCESSO

Il successo è raggiungere i propri obiettivi. Il successo può essere anche semplicemente arrivare in fondo ad una gara e non è necessariamente la vittoria; per me non esiste il binomio vincere/perdere, per me esiste dare il meglio di se stessi. Se tu arrivi ad una gara essendoti preparato al 100% e dai il meglio di te stesso, hai già vinto.

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?

Tanto. Direi 7.

Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?

Sono tante e tutte importanti a modo loro, ma se devo individuarne tre direi:

  • Determinazione
  • Consapevolezza
  • Autostima

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Si. Qualche anno fa mi sono posto l’obiettivo di rendere al massimo di quello che potevo fare, perché mi ero reso conto che tutto quello che facevo, in termini di allenamento, non era sufficiente per ottenere questo risultato.

In particolare non riuscivo a gestire la mia intensità fisica e questo differenziava notevolmente la mia performance in allenamento e in gara.

Mi sono dapprima avvicinato ad alcuni libri di psicologia sportiva che mi hanno aiutato attraverso esercizi pratici a conoscermi meglio, capire davvero cosa volevo e quindi a superare delle difficoltà. Poi mi sono avvicinato anche a un mental coach.

Quali benefici hai ottenuto?

I benefici sono stati tantissimi, sia sullo sci che sulla mia vita in generale. In particolare è con la meditazione che ho trovato la maggioranza dei benefici; queste tecniche mi hanno aiutato non solo a cambiare il mio punto di vista sulle situazioni, ma anche a gestirle in modo differente, aumentando il mio senso di rilassatezza e migliorando la mia gestione emotiva. Ricordo che il cambiamento da una stagione all’altra è stato molto evidente.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Come ho già accennato ad inizio intervista il mio consiglio è quello di fare qualsiasi sport innanzitutto perché ci si diverte. È importante capire a un certo punto quello che si vuole e da li tutto il resto si costruisce.

Scopri di più su Roberto e sulla storia sportiva

Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach