Ciao Saverio,
ci racconti chi sei e che sport pratichi?

Ciao sono Saverio Monti, quasi 35enne Valtellinese.
 Ho avuto un passato sportivo legato al mondo della bici, fino ai 19 anni ho corso in maniera intensa in Italia e Europa ottenendo buoni risultati attirando anche l’attenzione del gruppo Mapei i quali mi avevano selezionato per fare delle esperienze in alcune gare a livello internazionale. Nel 2003 però decido di mollare tutto. Non era la mia vita e le troppe pressioni ricevute e la mia incapacità nel gestirle fan si che abbia un gran rigetto del mondo sportivo, dell’agonismo e della voglia di primeggiare a tutti i costi .

Mi dedico ad altre passioni/studi e lo sport agonistico esce dalla mia vita in maniera totale per quasi 6 anni.

Durante l’estate del 2009 mio cognato, skyrunner/corridore di montagna mi lancia la sfida di correre ad ottobre il Trofeo Vanoni in meno di 40 minuti. Il “Vanoni” come lo chiamiamo noi Morbegnesi è una gara internazionale di corsa in montagna di poco più di 7 km con 400D+ che ogni anno da sessant’anni si tiene a Morbegno ad ottobre.

I grandi campioni per percorrere il percorso di gara ci mettono meno di 30’ i buoni atleti sotto i 35’ mentre la soglia entro la quale si viene considerati o meno dei “tapascioni” è il muro dei 40’ ! Era fine agosto e per tutto il mese di settembre ogni giorno sono andato a fare il giro del Vanoni con qualsiasi condizione meteo, una volta anche al buio per essere sicuro di conoscere ogni centimetro di quel percorso. Il giorno della gara ho chiuso con un 38’36”. Questa esperienza di correre libero, a stretto contatto con la natura riaccende in me la voglia di sfida. Nel 2010 mi ritrovo a correre tutte le principali skyrace della provincia di Sondrio/Lecco terminando la mia prima stagione agonistica (2010) partecipando al mitico trofeo Scaccabarozzi, Skymarathon di 42km sulle Grigne chiudendo con un buon tempo. E’ stato amore a prima vista per le lunghe distanze e nel 2011 concludo la stagione portando a termine la CCC gara di 102 Km con partenza da Courmayeur ed arrivo a Chamonix. Da lì in poi è stata una continua esplorazione di distanze, itinerari e percorsi interiori.

Che significato ha per te il #talento?

Per molti il talento è una cosa innata. Per me il talento è la costanza, è sacrificio unito al buon senso che ti permette di coltivare le tue passioni in maniera sana e bilanciata cercando di ottenere gli obiettivi che ti prefissi. Le persone più talentuose in ogni ambito della vita, dalla pittura, allo sport, alla musica, alla fotografia, al cinema, sono in fondo persone che hanno coltivato per anni la propria passione trovando una propria strada per esprimersi nei migliori dei modi. Il talento per me è sapersi coltivare!

Come è nata la tua #passione?

La vera passione è nata da adulto con l’arrampicata.
Quando ho smesso di correre in bici, ho completamente abbandonato il mondo agonistico e grazie ad un amico qualche anno dopo mi sono avvicinato al mondo dell’arrampicata.
Un mondo leggero senza stress, dove sei tu, la roccia e il tuo compagno di cordata.
 Ho capito quanto sia speciale trovare il piacere di stare in mezzo alla natura e condividere grandi esperienze con gli amici senza per forza dover determinare tutto tramite una classifica. Da queste esperienze è nata la passione per le intense emozioni/sensazioni ed attualmente utilizzo lo sport per assecondarle.

Lo sport a livello giovanile è un affare “molto ostico”. Spesso i genitori spingono i loro figli alla pratica sportiva per donargli una base di benessere fisica, idea che condivido, ma che poi inevitabilmente va a scontrarsi con l’agonismo che se non ben gestito può portare a non semplici ripercussioni anche al di fuori del mondo sportivo.
Ora mi strafaccio di esperienze architettando giri ed esplorando sentieri nuovi o andati in disuso. L’anno scorso mi sono dedicato al giro montano del Lago di Como, percorso effettuato in 54 ore lungo circa 240km con 13.000 di dislivello positivo. Quest’anno nel mese di Agosto ho intenzione di partire da Colico e arrivare a Livigno, sto valutando anche la possibilità di farlo partendo dal Passo Spluga per compiere il giro completo della Valtellina. Questi itinerari fatti in completa autosufficienza sono la mia vera grande passione, in futuro mi piacerebbe farlo in altre parti del mondo esplorando sempre di più nuovi territori.

Il tuo sport comporta dei #sacrifici?

Più che di sacrifici parlerei di scelte.
 Sicuramente assecondare le proprie passioni ci mette di fronte a delle scelte, scelte che inevitabilmente vanno a ripercuotersi sulla propria vita quotidiana.
Saper scegliere è la base per poter vivere al meglio la propria passione con consapevolezza.
 Ogni mattina scelgo di dedicare una parte del mio tempo libero per allenarmi
 con la consapevolezza che il tempo dedicato a questa passione lo potevo utilizzare per altro. In fondo è essere onesti con se stessi e con chi ti sta vicino.

Il #fallimento esiste?

Il fallimento è un concetto che nella nostra società viene poco accettato, o meglio c’è una concezione sbagliata di fondo dal mio punto di vista. 
Il fallimento per me è necessario, una tappa obbligata nella nostra vita. Sinceramente più che di fallimento parlerei di esperienza.

Non esiste miglioramento senza fallimento e bisogna imparare ad insegnare ai più giovani che “saper cadere” è alla base del progresso. Le migliori cose le ho imparate quando ho “fallito” e nel fallire ho scoperto energie inaspettate.

Cosa rappresenta per te il #successo?

Il successo è l’emblema della società moderna.
 Bisogna aver successo in ogni ambito della propria vita per rispecchiare i canoni imposti dalla globalizzazione della nostra civiltà.

Il successo per me è sapersi conoscere ed arrivare a stare bene con il proprio io e di riflesso
 con chi si ha vicino. Il traguardo più importante per me è imparare ad essere se stessi, trovando una propria via per esprimersi senza per forza cadere nella omologazione.

Pensi che la “testa” nel tuo sport sia importante?

Non credo esista uno sport che senza “testa” porti a grandi risultati, anzi per me qualsiasi attività si pratichi la prima cosa da allenare è la testa, poi il fisico.

Quali sono le tre caratteristiche mentali indispensabili nel tuo sport?

Sicuramente la base è non aver paura di conoscersi. Stare molte ore da soli
 con se stessi porta a livelli di riflessione che abitualmente non affrontiamo; siamo sempre indaffarati a far cose e non troviamo mai il tempo per fermarci
a riflettere.

Questo sport nei momenti di difficoltà ti mette a nudo di fronte alle tue insicurezze ed è in questi momenti che devi esser pronto a mantenere la calma e a superare gli ostacoli che ti sembrano insormontabili senza aver paura di fallire, ponendoti dei piccoli obiettivi da raggiungere passo dopo passo. Se non hai una profonda conoscenza di te stesso potresti trovarti di fronte a delle dimensioni interiori con le quali non sei pronto a confrontarti e di conseguenza la tua performance ne risente.

Il trail running è una specie di sintesi delle difficoltà che a più livelli incontriamo nella nostra vita quotidiana. Se la stessa energia che troviamo per affrontare una salita di 1000 metri di dislivello sotto il sole al 100esimo Km quando è da 11 ore che stiamo correndo senza sosta, la trasportiamo nei veri momenti di difficoltà della vita sicuramente saremo pronti per affrontare qualsiasi problema con la giusta calma e determinazione.

Il mio mantra è : un problema alla volta, un passo alla volta e sei sempre più vicino all’obiettivo!

Sei mai stato affiancato da un mental coach? Se si, in cosa ti ha aiutato?

No purtroppo non mi è mai capitato, mi piacerebbe provare ad approfondire anche questo aspetto.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono incominciare a praticare il tuo sport?

Di partire da soli, di iniziare ad andare per sentieri, di non guardare
 orologi, kilometri, dislivelli, ma di trovare il piacere di vivere intensamente quello che si sta provando in quel momento. Le classifiche, le gare, gli allenamenti poi saranno solo uno strumento sul quale crescere ma non l’elemento fondamentale che ti spinge ad alzarti alla mattina presto per andare a correre o uscire la notte per un training notturno.